Il mio primo, vero, contratto di lavoro - 16° puntata

Dopo la partita andammo tutti quanti, vincitori e vinti, a mangiare una bella pizza, fui più volte indicato, a causa della grande quantità di palloni e delle lunghe e ripetute corse che avevo fatto durante l'incontro, come soggetto potenzialmente dopato, c'era anche chi diceva semplicemente che scopando poco avevo tantissime energie da spendere, l'umore era alle stelle, le birre scorrazzavano allegramente sulle lunghe tavolate (cena pagata dall'azienda, cosa che non guastava mai...), per cui a un certo punto, visto che ero sulla bocca di tutti quanti, me ne uscii che ero disposto a fare il test anti-doping, giusto per dire una cazzata in più, affermando che sarei andato in bagno a fare una pisciatina, se si rimediava una provetta avrei tranquillamente depositato la mia urina...

Ero più che convinto che la mia battuta sarebbe caduta senza conseguenze pratiche, andai effettivamente al bagno, mentre ero intento ad armeggiare per estrarre il soggetto interessato, un po' anche per i fumi dell'alcol, non mi accorsi che la porta si era aperta, una voce familiare...

"Se vuoi ho portato un bicchiere per fare il test..."

La segretaria delle buste paga, a parte il calore dell'alcol, sentii bruciare le mie guance, ero ancora un mezzo bambinone, la conferma era quella, mi sentivo impacciato da matti, non sapevo cosa dire, cosa fare, mi limitai a dire la prima stronzata che mi passò per la testa...

"Magari poi sono positivo, chissà, lasciamo stare, al limite se mi aiuti a dare una scrollatina, che poi torniamo in sala...", ma la bocca era impastata, sinceramente speravo che se ne andasse perché il mio imbarazzo era, purtroppo, evidente...

Lei, si avvicinò quel tanto che bastava per notare il mio colore paonazzo, tanto per cambiare ero quasi viola in viso (lo controllai quando uscii nell'antibagno, per rinfrescarmi il volto), e mi sussurrò all'orecchio...

"Stasera sarai stanco, con tutte quelle corse, ma mi hai fatto divertire, chissà, magari, un giorno, sei troppo buffo, arrossisci come un bimbetto, ma mi arrapa questo fatto...", e silenziosamente come era arrivata se ne andò, ma per noi non ci fu mai un domani, in nessuna occasione o circostanza...

Una volta che il mio volto era tornato a una colorazione accettabile, ritornai alla tavolata, la sera era ancora lunga, c'era ancora il tempo di sparare diverse cazzate in compagnia, quando a un certo punto il discorso si spostò su un altro argomento, ancora più caldo e stimolante rispetto al calcio, riguardante un altro sport, abbastanza praticato in azienda, il tennis, c'era chi diceva di essere forte, chi fortissimo, chi aveva fatto determinati risultati, chi li avrebbe fatti senza nessun problema, quando il discorso arrivò alle mie orecchie, io dissi semplicemente che sul campo da tennis mi facevo rispettare, non l'avessi mai detto, di orecchio in orecchio la voce giunse fino al nostro capo (quello del reparto impiegatizio, in quanto l'altro lo vedevo ben poco, essendo quasi sempre in zona produzione), che non perse di certo l'occasione per invitarmi nella sua casa di campagna, dove c'era, guarda caso, un campo da tennis in cemento...