Ricercare un posto di lavoro 4 di 4

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Questa storia è stata ispirata dal mio recente cambio di lavoro. Gli ultimi anni della mia vita, a causa di molte diversità di opinioni con il management della azienda presso la quale lavoravo fino all'inizio del 2023, sono stati caratterizzati da un annichilimento professionale e personale che mi ha portato a cercare delle alternative.

Sono otto mesi che ho trovato un lavoro decisamente più appagante e spesso mi chiedo perchè non sono uscito prima dalla mia comfort zone...

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Il giorno successivo l'uomo si sveglia presto, pieno di determinazione.

Il suo corpo, nonostante la stanchezza si muove con rapidità e dopo aver aperto l’acqua della doccia attendendo il dolce tepore dell’acqua calda, si lava, si rade ed indossa il vestito con la cravatta.

Quest’oggi non porta il computer con se ma una semplice valigetta con alcuni fogli all’interno, una penna e lo smartphone. Esce di casa e si dirige verso la sede dell'azienda dove Maria, la sera prima, gli aveva detto di andare per il colloquio di lavoro.

Dentro di se sente un misto di eccitazione e nervosismo, ma è deciso a dare il massimo.

La solita tappa al bar della stazione è un tonico rivitalizzante e durante il tragitto in treno, apre la sua valigetta e ripassa con attenzione gli appunti che ha preparato la notte precedente.

Ogni tanto alza lo sguardo, osserva le persone intorno a lui, ma la sua mente è altrove. Ripete mentalmente le domande che intende porre agli intervistatori e cercando di anticipare le possibili domande che gli verranno rivolte.

Arrivato al destinazione, è accolto da una receptionist che lo conduce in una sala dove il colloquio avrà luogo.

Sul tavolo ci sono un paio di riviste e nella parete a fianco la finestra sono posizionati alcuni tomi che si rivolgono ai vari aspetti normativi del settore. La finestra si affaccia su un giardino dove alcuni bambini giocano osservati dalle mamme e dalle tate ed un freddo sole invernale sembra voler sfidare l’umidità che ancora pervade l’ambiente dalla notte precedente.

Nonostante l'ambiente formale, si sforza di rimanere calmo e concentrato e quando entra il recruiter, l’uomo è volutamente in piedi che osserva all’esterno del palazzo. Non vuole partire da seduto e quindi da una posizione di svantaggio ma preferisce presentarsi in piedi sfoggiando i quasi due metri di altezza.

Dopo i primi convenevoli si siedono; l’uomo respira profondamente, sorride e dà inizio al colloquio.

La chiacchierata dura circa due ore durante le quali incontra il direttore del personale, il suo futuro responsabile e il direttore del Servizio.

La tensione è alta ma riesce a gestire la situazione con professionalità, rispondendo con sicurezza alle domande e ponendo quelle che aveva preparato con cura nei giorni scorsi.

Tutto sembra andare per il verso giusto ma, suo malgrado, l’ultimo incontro termina con un laconico feedback: "le faremo sapere".

Questa risposta vaga lo lascia con un senso di insoddisfazione e tornando a casa, si sente un po' deluso, ma sa di aver dato il massimo.

Il giorno successivo, tuttavia, riceve un’altra telefonata. E’ Biagio, il responsabile del HR dell’azienda.

La sua voce gioviale gli chiede se può spiegarli i dettagli del contratto. Ed è così che inizia a snocciolare alcuni dei benefit associati. Si percepisce la sua soddisfazione nel raccontare qualcosa che sa già essere attrattivo. L'uomo ascolta attentamente ed alla fine ringrazia.

Quel giorno l’uomo prenderà ferie; accenderà il computer ma queste volta per un motivo diverso dai giorni precedenti.

Quel giorno l’uomo darà le dimissioni per allontanarsi da un luogo che lo ha profondamente deluso diventando tossico giorno dopo giorno e firmerà per sancire un nuovo impegno.

Quel giorno l’uomo inizierà un nuovo percorso professionale. A distanza di otto mesi è contento della scelta fatta ma ogni tanto, mentre si trova a letto prima di addormentarsi, si chiede perché non abbia fatto prima questa scelta consapevole, tuttavia, di quanto sia inutile rimuginare sul passato.

Ogni giorno, da allora, Vittorio si alza pronto ad una nuova avventura.

separatore Le immagini in questo articolo sono:

  • copertina: generata con intelligenza artificiale su Gencraft

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6 comments
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Purtroppo sono arrivata troppo tardi per votare (non ho quasi più tempo da dedicare ad hive), ma comunque rimedio con
!PGM
!PIZZA
!BEER
!LOLZ
Se non vado errata, abiti a Torino, giusto? Il Piemonte è migliorato a tal punto, da quando ho levato le tende, da rivelarsi possibile licenziarsi da un impiego tossico per trovarne un altro nella stessa regione Piemonte? Quantomeno nel torinese, nord Piemonte e cuneese (perchè scommetterei il collo sopra una ghigliottina senza timore di perdere la testa che nell'infame astigiano è a tutt'ora non dico utopico, ma fantascientifico🤣). Fatto sta che mi vengono a tutt'ora i brividi nel pensare a quel mio amico poco più che quarantenne, quando ancora vivevo in Asti, che aveva perso il lavoro (mi pare causa chiusura della fabbrica dove lavorava o tagli al personale) e si era ridotto a vivere praticamente per strada. Quando andava bene, dormiva sui treni abbandonati della stazione di Torino Porta Nuova e quando andava male, veniva bullizzato nei dormitori pubblici, essendogli impedito l'uso delle docce del posto. E infatti nello stare accanto a lui ti accorgevi che da mesi non vedeva una goccia d'acqua, poveraccio. Gli avevano pure rubato la bicicletta, tanto per piovere sul bagnato. Gli altri miei conoscenti senza lavoro se la passavano meglio ('nzomma...) soltanto perchè avevano i genitori che non li cacciavano di casa. Soprattutto una ragazza mia condomina, figlia di un caro amico di mio padre, che in vita sua aveva trovato più che altro il nulla cosmico. Il ragazzo che abitava nell'appartamento di sopra, disoccupato da ben dieci anni, non riusciva a pagare il condominio da tre e rischiava l'asta giudiziaria (se aveva un tetto sulla testa, lo doveva al lascito dell'immobile dei genitori, entrambi deceduti prestissimo e infatti a soli 23 anni era orfano di entrambi). Ma ci era stato detto, a me e a mio marito, che specificamente nell'astigiano dovevi tassativamente contare qualche politico (almeno consigliere comunale) tra le tue conoscenze, altrimenti potevi fare la fame perchè senza conoscenze tra le alte sfere, nessuno si sarebbe azzardato ad assumerti per nessunissimo tipo di attività, comprese le pulizie. Non sto scherzando affatto, ma vorrei fosse uno scherzo.

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Purtroppo parlano della mafia sud ma non di quella al nord e l’artigiano, con i propri politici, non fa alcuna differenza. Io ci ho abitato per 15 anni e lo so molto bene. Per quanto riguarda il lusso di lasciare un posto di lavoro e trovarne un altro, in realtà non so se si comprende dei miei post ma è stato tutt’altro che semplice; ho passato quasi cinque mesi a effettuare una ricerca e a trovare qualcosa di soddisfacente.
Purtroppo Torino e piena di senzatetto e la povertà è un qualcosa di sempre più palpabile.
Mi dispiace sinceramente per il tuo amico!
Grazie comunque per il commento che hai lasciato: per me è ancora più gradito di un ☺️

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Diciamo che al nord lavano i panni sporchi in casa e si sentono più signori.
Dal mio punto di vista, sicuramente influenzato da decenni di vita nell'astigiano, cinque mesi non sono nulla, avendo assistito non soltanto alla deplorevole disavventura del mio amico, ma pure dei miei vicini di condominio e non solo. Non cinque mesi, ma anni e pure decenni senza mai e dico mai vedere uno straccio di lavoro, come la figlia dell'amico di mio padre. Senza i genitori, anche lei sarebbe diventata un caso a rischio. Sua sorella riusciva a campare perchè da divorziata, il suo ex contava su un buon stipendio da statale e il giudice aveva ordinato che le pagasse il mantenimento, ma non saprei dire fino a dove fosse in grado di campare anche sua sorella, in mancanza dei genitori. Un lavoro tutto suo comunque era risultato impossibile pure per lei. Il ragazzo che abitava nell'appartamento sopra il mio trovava al massimo da vendemmiare, ma purtroppo la vendemmia non dura tutto l'anno e il condominio non lo pagava da tre. Quattro o cinque anni fa è morto a causa di una crisi ipo o iperglicemica (era diabetico e si iniettava due o tre insuline al giorno), altrimenti sarebbe diventato un senzatetto, una volta che il suo appartamento fosse andato all'asta giudiziaria. Trattandosi di uomini e donne poi che contavano sulla sola licenza media, nell'astigiano erano praticamente spacciati (a svariati laureati non andava comunque meglio che a loro, ma ove potessero spostarsi di città oppure se la laurea figurava tra le professioni sanitarie o l'insegnamento, qualcosa sia pure di precario si tirava su perchè in questi due settori l'influenza politica sembrava contare molto meno).

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