Paura dell'ignoto. 10. Popoli del deserto.

Prologo

Nell'ultimo capitolo abbiamo letto di come i Viddar siano intenzionati a dominare nel Regno. Dopo alcune settimane trascorse a circumnavigare l'Isola, sono passati all'attacco. Dirigendosi verso il deserto, che abbiamo scoperto essere il loro habitat naturale, hanno conquistato due delle città Rusdan uccidendo Komit, governatore de La Seconda ed Echoli, governatore de La Quarta. In questo episodio cercheremo di scoprire di più sulle loro prossime mosse.

Fino ad un mese prima, i Rusdan erano l'unico Popolo del deserto. Così non era più.

In meno di un cinque settimane, i Viddar conquistarono rispettivamente La Seconda e La Quarta trucidandone i sacerdoti e le alte cariche con una ferocia inaudita. L'apice del parossismo lo raggiunsero impalando i rispettivi Reggenti: Komit e Echoli. Successivamente esposero i loro corpi martoriati fuori dalle mura delle rispettive città esponendoli al clima torrido e agli animali selvatici senza dargli degna sepoltura.

Il loro ingresso nelle due città era stato un bagno di sangue.

Le voci arrivavano confuse e a tratti. I conducenti delle carovane raccontavano che entrambi i borghi erano stati messi a ferro e fuoco. Giuravano che le fiamme, durante la notte, fossero visibili anche da molte leghe di distanza.

Si mormorava che avessero perso meno di una cinquantina di uomini durante gli attacchi. Dopo la morte di Komit e la distruzione de La Seconda, infatti, quando i pusillanimi Rusdan de La Quarta constatarono gli effetti devastanti delle palle della morte sulle mura della città gemella, consegnarono le chiavi dei loro cancelli nella vana speranza di aver salva la vita.

Tale speranza, ovviamente, andò in fumo non appena i Viddar misero piede in città.

Le armi degli invasori erano descritte talvolta come il frutto di una stregoneria, talvolta come un dono degli dei. Tutti sembravano concordare sulla presenza dei trabucchi e delle "palle nere" anche dette "palle della morte" che frantumavano la pietra più dura dopo l'impatto.

Qualcuno le chiamava anche la morte di polvere che proveniva dal lungo braccio alludendo ai trabucchi.

Contemporaneamente alle conquiste nell'entroterra, sulle coste di fronte all'Isola, le Golette si erano spostate più ad est rispetto la posizione precedente. Adesso erano attraccate ad alcune miglia di distanza di fronte al deserto. Probabilmente servivano da base d'appoggio per i rifornimenti.

Dopo cinque settimane, tuttavia, le due imbarcazioni gemelle si allontanarono e nessuno le vide più. Soltanto la nave ammiraglia, la Pàll, era rimasta ferma ed ancorata. Dove fossero andate le altre due navi non lo sapeva nessuno ma ogni abitante del Regno era pronto a scommettere che la situazione potesse solo peggiorare.

Poiché, infatti, la loro presenza non era più un segreto per nessuno, non si curavano di nascondersi rimanendo lontani dalla costa. Al contrario, ostentavano la loro superiorità tecnologica sicuri che nessuna imbarcazione dell'Isola potesse costituire una minaccia per loro e rimanevano ben visibili a poche miglia dalla spiaggia. La sparizione delle Golette, dunque, lasciava immaginare che fossero partite verso altri lidi.

Nelle settimane successive gli invasori si sistemarono all'interno delle città conquistate.

Dopo aver costituito la loro base nei due fortini strappati ai Rusdan, iniziarono a pattugliare il deserto grazie alle bestie che chiamavano cammelli. Gli squadroni erano composti da dieci guerrieri ciascuno e riuscivano a sopravvivere anche per diversi giorni senza bisogno di tornare alla base.

Con queste pattuglie iniziarono a decimare le carovane che transitavano sulle dune da est ad ovest e viceversa. In questo modo interruppero, di fatto, i commerci tra i Therdentin ed i ducati e misero in ginocchio l'economia delle città del deserto.

Nel giro di pochi giorni, i carovanieri smisero di intraprendere i loro viaggi. Preferivano la povertà alla propria testa su una picca in mezzo al deserto e ciò sancì l'inizio della rovina dei Rusdan, l'isolamento del Therdentin e l'impoverimento dei ducati.

Gli equilibri stabiliti durante i secoli, si sgretolarono come neve al sole in meno di due mesi per mano di appena seicento uomini.

Nei ducati la situazione era tesissima e rischiava di scappare di mano. Atn fremeva per tornare sulle montagne in supporto al proprio Popolo, Reynwald scalpitava per attaccare gli invasori, Croll e Fodbra cercavano di mantenere la calma con entrambi mentre i figli del duca, Swor e Nessrak, erano ansiosi di entrare in azione.

La situazione peggiorò ulteriormente dopo altre cinque settimane. Ormai era estate inoltrata ed al largo della costa si videro all'orizzonte dieci Golette con le vele spiegate che si avvicinavano all'Isola in direzione della Pàll.

Questo significava che circa duemila stranieri stavano per sbarcare per dare manforte ai propri compagni. La situazione diventava ancora più critica! Un totale di duemila e seicento uomini erano pronti per invadere il Regno.

Le informazioni erano ancora vaghe ma il Duca era riuscito a piazzare delle sentinelle in luoghi strategici per avere maggiori notizie e più rapidamente. Fu così che venne a conoscenza del nuovo sbarco nel quale, nuovamente, gli invasori portarono altri cammelli e altre casse trattandole con estrema cautela!

Il Duca di Reynwald riunì prontamente il Consiglio di Guerra ma questa volta a Città Oscura. Nel giro di tre giorni tutti furono riuniti nella sala del suo palazzo e, dopo aver salutato con reverenza la moglie del condottiero, iniziarono il conciliabolo.

Signori, i preparativi sono pronti e la guerra si avvicina!

Nella sala ci fu un mormorio sconclusionato.

Sono passati circa due mesi dal nostro incontro a Città Roccaforte ed in questo periodo Fodbra e Cest hanno lavorato incessantemente a Zhoss mentre i miei figli, Swor e Nessrak si sono occupati di Città Oscura. Queste due città sono le più vicine al deserto ed è plausibile che gli stranieri verranno presto a farci visita proprio in una delle due. Probabilmente proprio qui. Adesso che hanno valutato la nostra tecnologia e hanno rimpolpato il loro esercito, noi saremo i prossimi ad essere attaccati.

Le persone nella sala si guardarono stranite. Era una situazione inusuale e strana: non erano abituati ad essere la preda anziché il cacciatore ma dovevano adattarsi se volevano sopravvivere.

Il duca proseguì:

Questo pomeriggio andremo a vedere i lavori e vi spiegherò la strategia che adotteremo nel prossimo scontro.

Nei giorni successivi i boschi intorno a Zhoss e Città Oscura furono invasi da centinaia di uomini. Il bosco si estendeva in maniera circolare di fronte alle mura delle città. In base alle informazioni acquisite sulla gittata delle armi nemiche, il Duca fece in modo che gli alberi di fronte alle mura in corrispondenza di dove sarebbero stati piazzati i trabucchi fossero rigogliosi e in salute: gli stranieri avrebbero dovuto faticare per abbatterli al fine di piazzare le loro armi dal braccio lungo in modo tale da essere in grado di sparare agevolmente le palle della morte.

Ma c'erano un paio di cosette che il condottiero aveva in serbo per i nuovi amici ed era giunto il momento di sapere se avrebbero gradito le sorprese oppure no...

Arrivò quindi il giorno in cui un cavaliere varcò le mura di Città Oscura percorrendo le strade al galoppo nonostante il rischio di uccidere qualche passante.

Quel giorno i ducati seppero che gli invasori avevano lasciato il deserto e si stavano dirigendo verso la capitale del Regno.

Quello stesso giorno Reynwald riunì la popolazione nella piazza principale dove, al centro, si trovava un pozzo in pietra con un secchio in legno all'interno sostenuto da una corda in vimini.

Uomini! donne! Voi tutti oggi sarete chiamati alle armi. Gli invasori sono venuti da lontano credendo di trovare dei cervi impauriti ma si accorgeranno che di fronte a loro ci sono dei lupi!

Dalla piazza si sollevò un boato di approvazione. Le persone erano accalcate intorno al pozzo sul quale era in piedi il condottiero. Negli edifici ubicati ai bordi della piazza, le persone si erano affacciate dalle finestre per ascoltare il loro Signore e qualcuno era persino salito sui tetti per poter udire meglio.

Non possiamo sfuggire al destino e non lo faremo! Noi siamo i padroni di queste terre e noi soltanto siamo destinati a governarle!

A quel punto ci fu un'esplosione di urla.

Ogni uomo, donna e bambino iniziò a saltare sollevando le braccia al cielo e gridando di orgoglio.

Ogni uomo, donna e bambino era pronto a combattere per i propri cari e per la propria terra.

Il grande scontro era vicino e ognuno di loro sapeva che il futuro di quelle terre, dei propri familiari, delle proprie case era nelle sue mani.

NB: la copertina ed eventuali altre immagini presenti nel presente post o in quelli della medesima saga sono state realizzate con il Servizio Canva avvalendosi delle immagini gratuite in esso disponibili ad uso gratuito.

Per orientarti nella geografia di questo racconto, ti consiglio di andare nel primo capitolo de *La Guerra dei Ducati e poi tornare qui: La Guerra dei Ducati. 01: una bussola per il lettore.

Indice

Se ti fossi perso uno dei precedenti capitoli:



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